domenica 13 febbraio 2011

Quant'è bello fare la spesa!! ... Ma anche no.

Chi non ha il puntuale appuntamento settimanale con il supermercato? E' un appuntamento irrinunciabile: "ognuno adda tené chistu penziero". Se anche te ne dovessi dimenticare, ci pensano a rifrescarti la memoria le locandine pubblicitarie che in brevissimo tempo sono in grado si intasarti la buchetta delle lettere. E se non vuoi trasformarti in un Troisi in bicicletta che va a recuperarsi le proprie missive direttamente agli sportelli postali, sarà meglio che ti trasformi in Flash, piuttosto, per trasferirli il più rapidamente possibile nel bidone della raccolta differenziata. E se questo non dovesse bastare, ci penserà lo sguardo compassionevole del tuo frigorifero a ricordarti che è giunta l'ora. E quindi non potrai fare altro che che munirti di un paio di bustone vuote per la spesa e un paio di bustone già piene di tanta pazienza e... via! verso il pianeta del tre per due, dei punti fragola o del sottocosto. Libero di scegliere di quale morte morire: non è un bel vantaggio? Ma l'odissea del nostro viaggio comincia molto tempo prima: c'era una volta... la lista della spesa. Siamo tutti bravissimi con questo oggetto e incredibilmente fantasiosi: c'è chi ha la lavagnetta coi pennarelli (i più tradizionalisti con i gessetti), chi scrive post-it, chi ha il frigo parlante che emette un cicalino tutte le volte che qualcosa sta finendo (opzione che il proprietario ha deciso di disattivare dopo aver scoperto essere la causa del proprio esaurimento nervoso): insomma tutti hanno un modo per comporre questa fatidica lista. E' il nostro modo per esorcizzare il viaggio, il modo con cui ci vorremmo assicurare un rapido ritorno dal pianeta delle confezioni. Eppure, puntalmente, tanto puntualmente quanto l'urlo isterico che questo evento scatena, ci accorgiamo a metà strada di averla dimeticata a casa. Il resto del tragitto, che potrebbe essere utilizzato per fare una rapida ricognizione e recuperare dalla nostra memoria i beni di prima necessità moventi di questo viaggio verso l'infinito e oltre, viene invece occupato nel vincere il Guinnes dei primati della bestemmia più lunga, recuperando dal calendario persino i santi che la Chiesa non festeggia neanche più. Ma ecco che si intravede l'insegna: "Perdete ogni speranza voi che entrate" ed insieme alle altre anime dannate vi accodate per la prima manche: il parcheggio. Dopo aver attraversato tutti i gironi infernali ed essere stati sbeffeggiati persino da Lucifero in persona con il segno dell'ombrello, finalmente riusciamo a trovare un posto, talmente lontano dall'ingresso che facevamo prima a raggiugere il supermercato a piedi direttamente da casa. Ad ogni modo ci accorgiamo di una seconda enorme mancanza: la moneta da un euro per prelevare un carrello! Ma a questo punto abbiamo esaurito la lista dei santi e quindi cominciamo con le madonne mentre arriva la D'Urso per la diretta del superamento del Guinness. Quindi indossiamo la maschera del cane bastonato, mettiamo la mano a conchiglia come i lavavetri ai semafori e cerchiamo di incontrare qualche anima pia intorno che abbia moneta da cambio. Ma dopo aver ricevuto occhiatacce, sguardi di rimprovero o di commiserazione e persino qualche ringhiata sbavosa da quelli già di titorno, decidiamo che l'unico soluzione rimanente è il furto di un carrello a qualche vecchio rimbambito: cazzi loro! Così imparano ad andare a fare la spesa in orari così inappropriati. A questo punto è necessaria una digressione. Io mi chiedo: ma sarà possibile che sti vecchi devono esserci a tutte le ore? Hanno cinque giorni feriali dalle 8 di mattina alle 8 di sera per fare la spesa; non vedo la necessità di rompere i così detti anche duranti i festivi. Andatevi a fare una passeggiata al parco, a discutere di politica in piazza, ma fuori dal mio supermercato! Viceversa vi meritate proprio il furto del carrello: è il volere di Dio! L'altra cosa che non capisco è come sia possibile trovare gente nel week-end a tutte le ore. Ma dico: ma la gente non pranza? Passi per i single e i giovani la cui presenza potrebbe essere giustificata dalla tarda sveglia mattutina e dai bagordi della notte precedente. Ma le famiglie? Questi bambini che trasportano i carrelli pensando di essere con le autoscontro che ti fanno venire il desiderio di richiuderli all'interno dei banchi frigo di fianco ai loro adorati bastoncini Findus finchè non avranno raggiunto l'età della ragione? Ma torniamo "nel mezzo del cammin di nostra spesa". Dopo avere derubato il nostro carrello, scegliendo accuratamente la nostra vittima tra gli evidenti portaori di Altzaimer, iniziamo la nostra navigazione tra gli scaffali. Mancandoci la lista della spesa siamo facile preda dei canti ammaliatori delle offerte speciali, delle invitanti confezioni e dei morsi della fame. Insomma riempiamo il carrello per lo più di roba inutile, di cui non avevamo bisogno, che con ottima probabilità ammuffirà nel frigo o scadrà nella dispensa. Il banco frutta e verdura: un incrocio tra il Bancolotto e Memory: bisogna arrivare davanti alla bilancia avendo memorizzato attentamente quali numeri sono associati ad ogni prodotto. E irrimediabilmente ci ritroviamo nuovamente il vecchietto (quello del carrello...) che, dopo enorme fatica, è riuscito a raggiungere la bilancia, e ovviamente non ha la più pallida idea di cosa fare di fronte a quel mostro: e a questo punto veniamo colti dalla compassione? Assolutamente no! Avremmo solo il desiderio di riporlo nuovamente nella naftalina dalla quale è uscito per costituire costante elemento di disturbo. Quindi lo ruotiamo di 90 gradi nell'attesa che, come un robottino, proceda fino a scontrarsi verso un'altra bilancia a disturbare la spesa di qualcun altro. Insomma, dopo l'attacco di diarrea causato dal passaggio davanti al banco frigo, quello omicida al banco salumi nei confronti della signora che, data la quantità di prodotti acquistati, credo stesse preparando la festa dell'Unità, quello di panico nel momento in cui ci accorgiamo di aver dimenticato qualcosa per raggiungere la quale dovremmo rifare tutto il supermercato al contrario, nuovamente, ci accingiamo allo step conclusivo: la cassa. Ripercorriamo mentalmente tutte le conoscenze  in merito al calcolo della probabilità, alle teorie del traffico e di smaltimento delle code per selezionare quella giusta ma l'unica certezza è che qualunque cassa seglieraremo accadrà qualcosa che la renderà lentissima: una persona in fila a cui non funziona la carta, che non ha i soldi, il cambiamento improvviso della cassiera con una neoassunta... Poi, quando finalmente arriva il nostro turno ci accorgiamo che, ovviamente, le buste di tela le abbiamo dimenticate a casa o nella migliore delle ipotesi in macchina, per cui siamo costretti ad acquistare quelle tecnologicissime buste biodegradabili che sono utili come l'aria calda in macchina d'estate: si degradano al tocco. Ma a questo punto ormai non ci importa più nulla. Con un mezzo sorriso degno di un'emi paresi frutto dell'isterica soddisfazione dell'aver raggiunto l'obbiettivo, possiamo sventolare con orgoglio lo stendardo simbolo della nostra vittoria: lo scontrino fiscale. Via, si torna a casa, attraversando l'ultima fase del viaggio, la manche conclusiva, quella a tempo! Scatta il timer: riusciranno i nostri eroi a rincasare prima che si scongelino i surgelati?
Ah, che bello fare la spesa!! Ma anche no.

lunedì 3 gennaio 2011

E ti vogliono far credere che la solitudine è bella... Ma anche no!!

Non so se vi è mai capitato di avere una conversazione con un lupo solitario. Definiamo lupo solitario quella persona che per fortuna o sfortuna, scelta propria o di altri, per diletto più che per costrizione si trovi a vivere da sola  e che, come se ciò non bastasse, ricerca la solitudine come e più dell'ossigeno che respira: si nutre di solitudine. Non me ne vogliano gli appartenenti alla categoria se nel descrivere connotati e atteggiamenti del lupo solitario, questo appaia come una bizzarria del genere umano: non è intento di questo blog essere politically correct ma solo di "esser nel giusto" e non è colpa mia se qualche filosofo con qualche secolo più di me diceva che l'uomo è un'animale sociale per natura (tiè!! ogni tanto bisogna spararle grosse, se no si perde di credibilità).
Ma non si pensi al lupo solitario come ad un rifiuto della società, ad un Quasimodo o un Leopardi che (è stat' sfurtunat') si costringe all'isolamento nella convinzione di essere stato in qualche modo punito dalla natura e condannato, suo malgrado, a questo status. E' pur vero che, a volte, questa condizione sia determinata dall'aver realizzato che tanto siamo tutti destinati alla solitudine prima o poi: tanto vale abituarsi da subito (...mamma che tristezza infinita!!).
Altre volte invece il lupo solitario diventa espressione di una visione ottimistica. Egli  si è autoconvinto che la solitudine sia il Nirvana del benessere, e da questo paradiso di serenità in cui vive, come uno di quei santoni tibetani, elargisce lezioni di vita a noi poveracci che brancolano nel buio della stoltezza. Non li trovate adorabili? Si mettono lì e ti decantano la loro vita. E 'tac' compaiono i superpoteri. Novelli Gesù espertissimi in moltiplicazioni, trasformano i minuti in ore e le ore in giorni: riescono ad andare al parco a leggere libri sotto l'ombra di un albero senza nessun BianConiglio a disturbare la loro lettura. I sali da bagno: quello che per le umane genti sono sempre stati decorative quanto inutili suppellettili da bagno, per loro diventano il condimento principale di lunghe sessioni in ammollo, non prima, ovviamente, di aver acceso una quantità di candele da far inverdire la Madonna di Lourdes per le sue misere votive. E cosa fanno nel frattempo? Ascoltano la radio? La Pina su deejey? Noooooo. L'intera produzione musicale di Schubert; il tutto accompagnato da una leggera lettura della Treccani: giusto per tenersi al passo coi tempi. La palestra? Per carità! Solo in pausa pranzo o in chiusura: i contatti umani nelle ore precedenti potrebbero provocare crisi allergiche. Lo shopping? Mai durante i saldi e sono tassativamente proibiti i week end. E mi raccomando, anche qui in assoluta solitudine: lo shopping necessita di concentrazione; non vorrai mica lasciarti distrarre da qualcuno che per disgrazia trovi qualcosa che gli piace e ti faccia perdere del tempo che avevi riservato per te?! (si noti come il potere della dilatazione temporale vale solo se non sono presenti altre persone. Gli scienziati sono a ancora allo studio...). E poi vuoi mettere vedere un film in casa sul divano senza nessuno che ti disturbi? Andarti a comprare una costosissima bottiglia di vino e goderti ogni sorso in lunghe sessioni di ascolto musicale? La risposta? MA ANCHE NO! A parte il fatto che se bevo una bottiglia di vino da solo, devo prendermi uno di quei SalvaLaVita Beghelli da tenere sul petto come le anziane per chiamare i soccorsi al momento del coma etilico. Stare soli serve a ritrovare se stessi? Io ho bisogno della cartina per trovare il bagno di casa mia: figurati se sono in grado di trovare me stesso. Scusate ma a me questa cosa della solitudine proprio non mi convince. Sarà che sono un animale sociale, sarà che mi piace ridere e per ridere bisogna essere almeno in due (Attenzione! Se ridi da solo probabilmente soffri di sdoppiamento di personalità: si consiglia visita dallo psicologo), sarà che condividere le esperienze credo sia molto più soddisfaciente anche per creare una sorta di memoria condivisa dove andare a ripescare i ricordi per colmare le lacune della nostra di memoria.
 Nessuno puo capirti come te stesso? Ma non sarà che a volte ci convinciamo talmente tanto di esser nel giusto che abbiamo bisogno di qualche caro amico per farci notare che... ma anche no?!